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Franco Battiato, i live a Gela e la virtù dell’anticonformismo

18 Maggio 2021
Blog, notizie

Di tutti i grandissimi artisti del panorama italiano, Franco Battiato è forse quello che più di tutti ha osato. Negli anni ‘70 il mondo abbracciava le rivoluzioni politiche e culturali, e anche la Sicilia con fatica si adeguava al progresso e alla modernizzazione. In una terra da sempre ancorata alle tradizioni, complice anche un contesto economico poco sviluppato rispetto a quello in nord Italia, era difficile pensare di rompere gli schemi e atteggiarsi ad anticonformisti. Non solo Battiato ha dimostrato che invece era possibile, ma è diventato un esponente di quest’ideologia, tanto che una volta attuata agli altri non restava che prendere appunti.

Dai primi album del cantautore emerge da subito questo fiero bisogno di sperimentazione e di contaminazione.  Quel sound psichedelico, un po’ rock e con sfaccettature multietniche non si sentiva spesso nell’Italia della musica leggera. In tempi non sospetti, quello che Franco Battiato ci stava insegnando era l’educazione alla curiosità, prendendo ispirazione da artisti internazionali, e la virtù dell’essere strani per apportare innovazione mettendoci del proprio.

Era poco più che esordiente quando fece il suo primo concerto a Gela, la nostra città, presso la Sala Multiusi del dopolavoro ENI (ai tempi ANIC), che sarebbe l’attuale teatro Antidoto.  Era dicembre del 1975 quando si è esibito con il supergruppo Telaio Magnetico, con Juri Camisasca, Mino Di Martino, Terra di Benedetto, Lino Capra Vaccina e Roberto Mazza. La particolarità di quel progetto è che non è mai passato dallo studio ma sperimentava direttamente dal vivo, durante un tour in giro per l’Italia. Proprio a Gela hanno eseguito le tracce presenti nel loro unico album Live ’75.

Nel 1976,  Battiato torna nel medesimo luogo per una rassegna sperimentale organizzata da Radio Gela. In quell’occasione era da poco cominciato il sodalizio con il violinista Giusto Pio. Chi era presente a questi storici eventi ricorda un Franco Battiato che sperimentava su un pianoforte a coda, o che cantava seduto a terra con un registratore a bobina e una tastiera elettronica, mentre dall’altro lato del palco vi erano il maestro Pio o gli altri musicisti che lo accompagnavano. Era l’epoca della mobilitazione giovanile, e a quei concerti inevitabilmente seguivano dei dibatti politici.

Pertanto, un’artista del calibro di Battiato ha rappresentato il prodotto di una sottocultura che prima o poi doveva emergere, ma al tempo stesso ne è stato il fautore. In qualche modo, pur restando dov’era è riuscito a creare di volta in volta un mondo nuovo fatto di suoni, visioni, viaggi sentimentali e flussi di coscienza. A distanza di 36 anni, a Gela abbiamo avuto la fortuna di rivederlo nel breve periodo in cui è stato assessore per la giunta di Rosario Crocetta. Vi è un che di simbolico nel sapere che la riapertura del teatro comunale ha avuto la sua benedizione la volta che vi è andato per fare un sopralluogo. Qualche ora dopo, lui e l’ex governatore della regione erano al Palacossiga dinanzi a una pleatea di oltre 3000 persone di ogni età per un ultimo grande show nella nostra città.

Da oggi, 18 maggio 2021, non ci resta che ringraziare il maestro e rendergli omaggio giorno per giorno. Magari cercando di vivere di cultura e di poesia, affamandoci di bellezza e di stupore. E magari, quando mancherà l’ispirazione ci rivolgeremo al suo lascito artistico.

Grazie di tutto, Franco!

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