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Tam Tam, il “teatro” della rivoluzione

31 Ottobre 2020
cinema e teatro, notizie

Parliamo un po’ di “radici del passato”. In Italia e nel mondo gli anni ‘90 restano gli anni del grunge, dei walkman e dei primi film di Tarantino. In Sicilia, purtroppo, erano anche ben altro. Il clima era contaminato e minacciato dalle guerre di mafia, dalle sparatorie divenute quasi “normale amministrazione”(ve l’abbiamo raccontato in Italia Sicilia Gela, stagione 1, episodio 6). Come si poteva anche solo pensare che in mezzo a tutto ciò, si potesse combattere per promuovere l’arte e la cultura? Fare arte voleva dire educare. Eppure, proprio la mancanza di alternative non ci porta più lontano dalla regressione. Pertanto, il 31 ottobre del 1993, gli artisti gelesi non festeggiavano Halloween, ma esorcizzavano i mostri a modo loro. Fu infatti in quella sera che si svolse la prima serata di Tam Tam – Nuovi spazi per la cultura. 

Si trattava di un movimento musicale , la cui missione era l’apertura di nuovi spazi ricreativi, ma in particolar modo la riapertura del Teatro Comunale “Eschilo”. Negli anni ‘70, il teatro venne infatti dato in gestione ad un privato e usato prevalentemente per proiezione di film a luci rosse, prima della chiusura definitiva negli anni ‘80. Seguirono i primi movimenti di protesta, ma senza successo.

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La svolta arrivò più di dieci anni dopo. Il movimento Tam Tam, pacifico e spontaneo, prese piede da una collaborazione tra Orazio Messina, Rocco Mammano, Rocco Cerro, Emanuele Tuccio, Monica Bevelacqua e tantissimi altri elementi del panorama artistico gelese, tutti citati nella cartolina d’invito che riportava la “carta costituzionale” che illustrava la missione del progetto. Aderirono al comitato musicisti, cantanti, ballerini, attori, cabarettisti, grafici, tecnici del suono e delle luci, e chiunque appartenesse al mondo dello spettacolo, o semplicemente ne era appassionato. Venne scelta come sede la stessa del Corriere di Gela, promotore dell’iniziativa. Dai più piccoli ai più grandi, non vi erano distinzioni di età, poiché uniti da una causa comune. La prima serata, quella del 31 ottobre, divenne un evento epocale per Gela.  Venne messo su uno spettacolo dalla durata di tre ore, che si tenne presso la Sala Multiusi del dopolavoro Eni (l’attuale teatro Antidoto), e vi partecipò una platea di oltre un migliaio di persone.

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Un periodo di coesione e collaborazione tra gli artisti aventi un unico obiettivo comune, grazie anche a un’organizzazione ben strutturata. Ad esibirsi formazioni già esistenti o create per l’occasione. Gruppi di undici elementi come i Divertion, ma anche la Wild Blues Band, i Tubi Innocenti, i Mediterranea e il Castellana Group. Venne dato spazio anche ai gruppi parrocchiali del Cesma e il Gruppo Sant’Antonio. In totale, furono una settantina gli artisti e i volenterosi che appoggiarono la causa, tanto che ben presto Tam Tam divenne una vera e propria associazione.

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Musica e intrattenimento diedero in quell’occasione uno spunto di riflessione, una sorta di “Woodstock” nostrana, lontana dalle tensioni e dal degrado urbano e sociale. Tam Tam è stato ripetuto nel maggio del ’94 e nel gennaio del ’95, stavolta presso il cineteatro Royal, poiché l’afflusso richiedeva uno spazio molto più ampio.

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Il messaggio era chiaro, mentre l’insegnamento andò ben oltre l’obiettivo originale. Nella buia Gela degli anni ’90, ecco finalmente un punto luce. Da allora vennero avviate le procedure per la riapertura del teatro, anche se questa è avvenuta soltanto nel febbraio del 2013. In un certo senso, le urla di rivoluzione del passato hanno riecheggiato a ridosso dei posteri. Musicisti allora adolescenti (i Divieto di Sosta, ad esempio), in età adulta hanno avuto modo di riesibirsi vent’anni dopo sullo stesso palco per cui hanno lottato. Se adesso abbiamo un teatro (e non solo quello), lo dobbiamo a chi ha creaduto nell’arte e dall’arte si è lasciato educare, educando a sua volta.

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